jueves, abril 30, 2009

Mercedes Araujo presentará su nuevo libro


Francisco García Bazán habla sobre Agamben

No se pierdan el artículo en Ñ.

sábado, abril 25, 2009

Felicitaciones Cecilia Romana!!! Felicitaciones Diego Bentivegna!!

GANADORES DEL REGIMEN DE FOMENTO A LA PRODUCCION LITERARIA NACIONAL Y ESTIMULO A LA INDUSTRIA EDITORIALAÑO 2008


GENERO POESIA

2º Premio:Título:
”El libro de los celos”
Autor: CECILIA ROMANA GARCIA BAZAN
Jurados: Diana Bellessi, Mirta Rosenberg y Daniel Freidemberg.


GENERO ENSAYO

Menciones:
Título: ”El poder de la letra: literatura y domesticación en la Argentina”
Autor: Diego Bentivegna

Jurados: Mario Goloboff, Enrique Foffani y Angel Berlanga

martes, abril 21, 2009

Mesa de Traducción

Buena Charla. Buena poesía.

Bentivegna -Zaidemberg

Beloc - Shierloh

en YouTube,

Bentivegna lee Tiziano Scarpa: http://www.youtube.com/watch?v=kUi4mNu0pP4

Beloc lee Safo: http://www.youtube.com/watch?v=BDIXOEGD7DU

Lerman lee: http://www.youtube.com/watch?v=YkE_qbOpuaQ&feature=related

viernes, abril 17, 2009

Diego Bentivegna. Mesa de Traducción de Poesía

Martes 21, 20 hs
Mesa de traducción de poesía

Participan:
Diego Bentivegna por sus traducciones de Mario Benedetti, Antonella Anedda y Tiziano Scarpa (incluidos en el libro Viaggio in Italia, 8 poetas italianos contemporáneos, actualmente en prensa Editorial Sigamos Enamoradas).
María Julia de Ruschi Crespo por su traducción de Milo de Angelis (Editorial Melusina).
Eric Shierloh por su traducción de los poemas de Herman Melville (Ediciones Bajo la luna).
Ezequiel Zaidenwerg (quien administra el blog de traducciones: www.zaidenwerg.blogspot.com) por sus traducciones inéditas de Ezra Pound, William Carlos Williams, James Laughlin, Sylvia Plath,
Elizabeth Bishop, W.B. Yeats, entre otros.
Julia Sarachu por su traducción del esloveno Simon Gregorcic.
Bárbara Beloc por su traducción de Safo para Ediciones Pato en la cara.


Todas las actividades son con entrada libre y gratuita.

Casa de la Lectura
Lavalleja 924
tel 5197 5476

Dirección General del Libro y Promoción de la Lectura
Subsecretaría de Patrimonio Cultural
Ministerio de Cultura
Gobierno de la Ciudad de Buenos Aires

Juan Manuel Roca - Hotel Quequén III

TESTAMENTO DEL PINTOR CHINO


Cuando el sobrio Emperador
Me conminó a borrar del cuadro una cascada,
-El chapoteo incesante espantaba su sueño-
Como buen cortesano obedecí
Y esfumé su torrente.
Sin embargo,
Oculté tras el dibujo de un cerezo
Una rana de croa
Y que el anciano Emperador confunde
Con su agitado corazón.
En un biombo de lino me pinté a mí mismo
Al momento de dibujar un caballo.
Una noche después
Espanté con el pincel el caballo,
Pues no soportaba sus relinchos.
Pronto borraré mi crepuscular figura del óleo,
-Emperador de mi cuerpo-
Y sabrán que es de la misma materia
La ausencia de un hombre o de un caballo.

JUAN MANUEL ROCA

Nació en Medellín, en 1946. Es poeta, periodista, ensayista. Coordina, desde hace 17 años, uno de los talleres de poesía que ofrece la Casa Silva. En 1997 la Universidad del Valle le otorgó el título Honoris Causa en Literatura. Ha obtenido varios premios nacionales de poesía (Premio Eduardo Cote Lamus y Universidad de Antioquia); de periodismo (Premio Simón Bolívar) y de cuento (Universidad de Antioquia). Dirige el periódico cultural La sangrada escritura. Ha realizado libros en compañía de artistas plásticos como Augusto Rendón, Antonio Samudio, Fabián Rendón, José Antonio Suárez, Darío Villegas y Patricia Durán.
Algunos de sus libros publicados son: Memoria del agua (1973); Luna de ciegos (1975); Los ladrones nocturnos (1977); Señal de cuervos (1979); Fabulario real (1980); Antología poética (1983); País secreto (1987); Ciudadano de la noche (1989); Luna de ciegos -antología- (1990); Pavana con el diablo (1990); Prosa reunida (1993), Lugar de apariciones (2000); Los cinco entierros de Pessoa (2001) y Arenga del que sueña (2002), Cartografía memoria (ensayos en torno a la poesía) (2003), Esa maldita costumbre de morir (novela, 2003); Diccionario de anarquistas de emergencia, junto con Ivan Darío Álvarez (2008) y Testamentos (poesía, 2008). Recibió el Premio Nacional de Poesía 2004 del Ministerio de Cultura; el Premio por reconocimiento José Lezama Lima, otorgado por Casa de las Américas, en La Habana, Cuba, en 2007 y el Premio Poetas del Mundo Latino Víctor Sandoval, en México, en el mismo año.

lunes, abril 13, 2009

Francisco García Bazán

Este miércoles, en el MALBA 19 hs.
presentación de la revista EL HILO DE ARIADNA.


Francisco García Bazán
Judas. Evangelio y Biografía
sigamos enamoradas

Wilhelm Wundt

COMPENDIO
DI
PSICOLOGIA


INTRODUZIONE

§ 1. - Compito della psicologia.

1. Due sono le definizioni della psicologia, che predominano nella storia di questa scienza. Secondo l'una, la psicologia è "la scienza dell'anima": i processi psichici sono considerati come fenomeni dai quali si debba conchiudere all'esistenza di una sostanza metafisica, l'anima. Secondo l'altra definizione, la psicologia è "la scienza dell'esperienza interna", e però i processi psichici fanno parte di uno speciale ordine di esperienza, il quale si distingue senz'altro per ciò, che i suoi oggetti spettano all'"introspezione" o, come anche si dice in contrapposto alla cognizione ottenuta mediante i sensi esterni, spettano al senso interno.
Nè l'una nè l'altra di queste definizioni risponde allo stato presente della scienza. La prima, la definizione metafisica, corrisponde a uno stato, il quale per la psicologia è durato più a lungo che per gli altri campi del sapere. Ma anche la psicologia lo ha finalmente superato, da quando essa si è sviluppata in una disciplina empirica, che lavora con metodi propri, e dacchè le "scienze dello spirito"([1]) sono riconosciute costituire un grande campo scientifico in contrapposto alle scienze della natura, il quale vuole a sua base generale una psicologia autonoma, indipendente da ogni teoria metafisica.
La seconda definizione, l'empirica, la quale vede nella psicologia una "scienza-dell'esperienza interna", è insufficiente, perchè può far nascere l'equivoco, che la psicologia abbia ad occuparsi d'oggetti, i quali siano generalmente diversi da quelli della così detta esperienza esterna. Ora è certo che si danno contenuti dell'esperienza, i quali cadono solo sotto la ricerca psicologica, sì che non hanno riscontro cogli oggetti e processi di quella esperienza, di cui tratta la scienza della natura: tali sono i nostri sentimenti, l'emozioni, le risoluzioni del volere. D'altra parte non v'è alcuno speciale fenomeno naturale, il quale sotto un diverso punto di veduta, non possa essere anche oggetto della ricerca psicologica. Una pietra, una pianta, un suono, un raggio di luce, sono, come fenomeni naturali, oggetti della mineralogia, della botanica, della fisica, ecc. Ma in quanto questi fenomeni naturali destano in noi rappresentazioni, sono insieme oggetti della psicologia, la quale cerca dare ragione così della formazione di queste rappresentazioni e del rapporto loro con altre rappresentazioni, come dei processi che non si riferiscono ad oggetti esterni, cioè dei sentimenti e dei movimenti del volere. Un "senso interno", il quale, come organo della conoscenza psichica, possa essere contrapposto ai sensi esterni come organi della conoscenza della natura, non esiste affatto. Coll'aiuto dei sensi esterni sorgono tanto le rappresentazioni, delle quali la psicologia cerca indagare la proprietà, quanto quelle, dalle quali parte lo studio della natura; e le eccitazioni soggettive che rimangono estranee alla cognizione naturale delle cose, cioè i sentimenti, l'emozioni e gli atti volitivi, non sono a noi date per mezzo di speciali organi percettivi, ma si collegano in noi immediatamente e inseparabilmente colle rappresentazioni che si riferiscono ad oggetti esterni.
2. Da quanto si è detto, risulta che le espressioni: esperienza interna ed esterna, non indicano due cose diverse, ma solo due punti di vista diversi, dei quali noi usiamo nella cognizione e nella trattazione scientifica dell'esperienza in sè unica. Questi punti di vista diversi hanno la loro origine nello scindersi immediato di ogni esperienza in due fattori: in un contenuto, che ci è dato, e nella nostra cognizione di questo contenuto. Il primo di questi fattori chiamiamo gli oggetti dell'esperienza; il secondo diciamo soggetto conoscente. Donde due vie si svolgono per lo studio dell'esperienza. L'una è quella della scienza naturale, che considera gli oggetti dell'esperienza nella loro natura, pensata indipendentemente dal soggetto; l'altra è quella della psicologia; essa investiga l'intero contenuto dell'esperienza nella sua relazione col soggetto e nelle qualità, che sono immediatamente attribuite ad esso dal soggetto. In base a ciò il punto di vista della scienza naturale, essendo solo possibile mediante l'astrazione del fattore soggettivo contenuto in ogni reale esperienza, può anche essere designato come quello dell'esperienza mediata mentre il punto di vista psicologico, il quale annulla quell'astrazione e i suoi effetti, può essere detto dell'esperienza immediata.
3. Il còmpito che così deriva alla psicologia come ad una scienza empirica generale, coordinata e complementare alla scienza della natura, è confermato dal significato di tutte le scienze dello spirito, alle quali la psicologia serve di fondamento. Tutte queste scienze, filologia, storia, politica, sociologia hanno per loro contenuto l'esperienza immediata, come essa viene determinata dall'azione reciproca degli oggetti e dei soggetti conoscenti e operanti. Queste scienze dello spirito non si servono quindi delle astrazioni e degli ipotetici concetti sussidiati della scienza della natura; ma le rappresentazioni oggettive e i moti soggettivi che le accompagnano, hanno per esse il valore di una realtà immediata ed esse cercano spiegare le singole parti costituenti questa realtà mediante la loro reciproca connessione. Questo procedimento dell'interpretazione psicologica, proprio delle singole scienze dello spirito, deve essere anche il procedimento della stessa psicologia, perchè anche qui è richiesto dallo stesso suo oggetto, cioè dall'immediata realtà dell'esperienza.
3a. Alla scienza naturale, che indaga il contenuto dell'esperienza facendo astrazione dal soggetto conoscente, si suole assegnare come còmpito anche la "conoscenza del mondo esterno", dove la parola, mondo esterno, indica tutto il complesso degli oggetti che a noi è dato conoscere. In modo corrispondente si volle talora definire la psicologia: "l'autoconoscenza del soggetto". Ma questa definizione è insufficiente, perchè al dominio della psicologia, oltre le qualità di ogni soggetto, appartengono pure i rapporti reciproci del soggetto col mondo esterno e cogli altri soggetti simili. Inoltre questa definizione può facilmente dare a credere che soggetto e mondo esterno siano parti separabili dell'esperienza, o almeno possano essere divisi in contenuti di coscienza reciprocamente indipendenti; mentre all'opposto l'esperienza esterna rimane legata alle funzioni percettive e conoscitive del soggetto, e l'esperienza interna racchiude le rappresentazioni del mondo esterno come parte di essa immutabile. Donde necessariamente deriva che l'esperienza non è davvero una semplice giustapposizione di diversi dominii, ma un tutto unico che in ognuna delle sue parti presuppone così il soggetto che apprende i contenuti dell'esperienza, come gli oggetti che sono dati al soggetto quali contenuti dall'esperienza. E però anche la scienza della natura non può interamente astrarre dal soggetto conoscente, ma solo da quelle qualità di esso, che, o come i sentimenti, svaniscono, tosto che si fa astrazione del soggetto, o come le qualità delle sensazioni, devono, in base alle ricerche della fisica, essere ascritte al soggetto. La psicologia ha invece per proprio oggetto l'intero contenuto della coscienza nella sua costituzione immediata.
Se ora la ragione ultima per la distinzione delle scienze naturali dalla psicologia e dalle scienze dello spirito, può solo essere cercata nel fatto che ogni esperienza contiene come fattori, un contenuto oggettivo dato e un soggetto conoscente; si comprende senz'altro non essere necessario che quella distinzione presupponga una logica determinazione dei due fattori. Infatti è evidente che una tale determinazione è solo possibile in base alle ricerche delle scienze naturali e della psicologia, e però in nessun caso essa può precedere questa ricerca. L'unica premessa sin dal principio in commune così alla scienza naturale come alla psicologia, sta piuttosto nella coscienza, accompagnante ogni esperienza, che da questa oggetti sono dati ad un soggetto; senza che però si possa con ciò parlare di una conoscenza delle condizioni che stanno a base di questa distinzione tra soggetto e oggetto, o di determinati caratteri pei quali un fattore si distingue dall'altro. Anche l'espressioni soggetto e oggetto si devono dunque in questo rapporto considerare solo come un'anticipazione per la quale distinzioni che appartengono a una riflessione logica già compiuta, vengono applicate allo stadio dell'esperienza originaria.
Per quanto si è detto, le interpretazioni dell'esperienza secondo la scienza naturale e la psicologia si integrano a vicenda, non solo perchè la prima considera gli oggetti astraendo il più possibile dal soggetto e la seconda invece si occupa della parte che prende il soggetto nella formazione dell'esperienza, ma anche nel senso che ambedue assumono una posizione diversa di fronte ad ogni singolo dato dell'esperienza. Poichè la scienza della natura cerca scoprire come gli oggetti sono costituiti senza alcun riguardo al soggetto, la conoscenza che essa ci offre è di natura mediata o concettuale, in luogo degli oggetti immediati dell'esperienza, sono ad essa sottoposti i concetti degli oggetti ai quali si giunge mediante l'astrazione degli elementi soggettivi delle rappresentazioni. Ma questa astrazione richiede anche sempre integrazioni ipotetiche della realtà. Infatti poichè l'analisi che la scienza naturale fa dell'esperienza, dimostra molte parti dell'esperienza, ad es. i contenuti della sensazione essere effetti soggettivi di processi oggettivi, quest'ultimi per la loro natura indipendente dal soggetto, non possono essere compresi nell'esperienza. E però si cerca di giungere ad essa mediante ipotetici concetti sulle proprietà oggettive della materia. Invece nella psicologia che studia il contenuto della coscienza nella sua piena realtà, cioè le rappresentazioni riferentisi agli oggetti insieme a tutti i moti soggettivi che le accompagnano, ci si presenta il modo di conoscere immediato o intuitivo; intuitivo nel senso più largo che nella moderna terminologia scientifica ha preso questo concetto, così che esso indica non più soltanto gl'immediati contenuti rappresentativi dei sensi esterni e principalmente del senso visivo, ma tutto il reale concreto in contrapposizione al pensato astratto e concettuale. La psicologia può mettere in luce la connessione dei dati dell'esperienza come si presenta realmente al soggetto soltanto coll'astenersi assolutamente da quelle astrazioni e da quei concetti ipotetici dei quali usano le scienze naturali. Per tanto se la scienza della natura e la psicologia sono ambedue scienze empirche nel senso che ambedue hanno per oggetto l'interpretazione della esperienza, cui considerano solo da diverso punto di vista, la psicologia, per la particolare natura del suo còmpito, è senza dubbio la scienza più strettamente empirica.
([1]) Scienze dello spirito. Questa espressione che più letteralmente traduce la tedesca: Geisteswissenschaften, corrisponde a quella più comune, ma forse meno precisa, di scienze morali (N.d.T.)